Storia

Di questo centro alcuni storici dicono che è "di origini antichissime per essere la zona abitata da tempi immemorabili". Per altri sarebbe sorta ad opera di Filottete, esule da Troia. Franco Domestico fa risalire le sue origini addirittura all'età del ferro. Lo studioso Franco Sacco parla di un luogo "sopra un monte di aria umida e calda", alla sinistra del fiume Nicà, che secondo alcuni sarebbe il luogo dove è avvenuta la famosa battaglia del 510 a.C. tra Sibari e Crotone, due città tra le più importanti della Magna Graecia.
Il nome dato al paese era inizialmente Scala Coeli e non solo Scala. Scrive il sacerdote e storico acrese, Vincenzo Padula, che il nome Scala Coeli era il suo nome originario, "ch'ora si è rinnovato". Possiamo quindi argomentare che la sua denominazione Scala è stata sempre applicata in senso volgare fino a quando, nel secolo scorso, qualcuno non pensò di ripristinare l'antico e nobile genitivo Coeli.
Nel periodo bizantino Scala Coeli fu aggregata nella Decima Circoscrizione dei domini bizantini. È il periodo in cui i "signori" ebbero il problema di difendere i loro possedimenti quando ampie zone dell'Europa furono esposte agli attacchi degli Arabi e dei Saraceni.
Furono queste scorrerie a far sorgere anche in questo centro palazzi e castelli come strumenti di difesa, che divennero più tardi le dimore dei feudatari che, abitando in queste fortezze, ottenevano il doppio effetto di intimorire i loro vassalli ed i feudatari vicini e aumentare il proprio prestigio. A Scala Coeli vengono costruiti il Palazzo Vizza e quello Maiorano, da tutti stranamente denominato "Castello".
La sua conformazione si presentava (e si presenta ancora) particolarmente adatto alla difesa dell'interno: è "il colle murato…, cinto da rupi e grotte" (V.Padula) che offrì per secoli sicuro rifugio agli scampati delle invasioni turche e saracene. Si entrava nel paese attraverso quattro porte che si aprivano all'alba e si chiudevano al tramonto: "Portavavuza", "Portafischìa", "Portapiano" e "Portello" o "Portello della Timparella".
In questo periodo in tutta la regione si diffondono fiorenti monasteri, chiese e basiliche grazie al monachesimo basiliano. Anche a Scala Coeli esisteva una chiesa basiliana, finita nella favola: di essa non si conosce infatti l'esatta ubicazione. Si sa solo che nel 1443 parroco della chiesetta era l'abate Andrea del Militino dell'ordine florense, nel 1456 il sacerdote D. Bernardo da Lignamina e nel 1513 D. Tommaso de Rossi.
Dopo legemonia bizantina quella normanna: Scala Coeli, nel 1250, entra a far parte della Contea di Cariati, insieme ai casali Motta e San Maurello e ne segue le vicende feudali fino al 1678 quando passò ai Coscinelli, che la tennero fino al 1754. Per successione femminile passò ai Vitilio, dai quali (nel 1768) ne fecero acquisto i Parisano Bonanno che ne furono baroni fino all'eversione della feudalità (1806). Il 4 maggio 1811, nel riordino disposto per decreto, istitutivo dei comuni, Scala Coeli, pur restando nella giurisdizione di Cariati, si vede aggregata la frazione San Morello.
Dal punto di vista religioso-amministrativo ha fatto parte, fin dalla sua elevazione, della Diocesi di Cariati, sorta nel 1437 ad opera di Papa Eugenio IV. È questo uno dei periodi di maggior splendore per Scala Coeli che contava ben sette chiese e un convento con la presenza di monaci francescani. Negli anni successivi si registra anche la presenza di frati carmelitani, che abitavano un convento, dedicato alla Santissima Trinità, aggregato al Santuario della B.V. del Carmelo. Intorno alla metà del Cinquecento Scala Coeli ospitò anche una residenza estiva per seminaristi. Oggi fa parte della diocesi di Rossano Cariati. (Raffaele Iaria)

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